L'arte può allargare e approfondire la nostra comprensione della verità. Nella contemplazione dell'opera d'arte siamo messi di fronte ad un intero mondo. L'opera d'arte sa produrre questo vero e proprio artificio, fornendo ordine e struttura al mondo e raccogliendo un'unità di comprensione di esso.
L'arte può anche cercare, intenzionalmente, di scuotere le nostre coscienze, per mostrare a ognuno la frammentarietà del mondo, la mortalità e l'inquietante contingenza in cui sono avvolte le vicende umane.
L'arte è sicuramente una forma di comunicazione; essa, però, è anche in grado di veicolare - attraverso la propria espressione - un valore aggiunto che non esiste nel prodotto "comune". Possiamo quindi renderci conto di come l'arte non sia qualcosa di perfettamente definibile, ma piuttosto un certo prodotto che possiede delle determinate qualità in più - non immediatamente precisabili - le quali tradizionalmente indicano la presenza del "genio". Il "genio", secondo la tradizione, è proprio quel talento che interviene quando le regole dell'arte non riescono a giustificare pienamente il prodotto artistico in sé stesso. Nonostante io possa conoscere tutte le regole delle Belle Arti, se non possiedo questo "qualcosa in più" rimango solo un ottimo imitatore, o al massimo un buon pittore di maniera che fa bene il proprio lavoro. Il "qualcosa in più", infatti, non è riducibile all'obbedienza a certe regole, e il vero genio è in grado di introdurre questo valore aggiunto nella vita dell'arte senza desumerlo da norme preesistenti alla propria attività. |