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Nota
AdVersuS, Año II,- Nº 2, abril 2005
ISSN: 1669-7588
1
I GRANDI PREGANO
Luigi M. Lombardi Satriani

 

 

SUBITO dopo le solenni esequie di Giovanni Paolo II, seguite in diretta da milioni e milioni di persone, val la pena riflettere su alcuni aspetti e immagini di esse, adatti a farci comprendere meglio tendenze e bisogni della società contemporanea.

Anzitutto, la liturgia alla quale abbiamo assistito. La solennità di un rituale antico, pur modificato recentemente ma sempre secondo forme rigorosamente codificate, la ieraticità dei gesti, la carica simbolica di essi, la forza consolatoria di frasi che restituiscono, nella desolazione della morte, la speranza della continuità della vita: l'evangelica vita mutatur, non tollitur . Forte il contrasto tra la modestia del legno della bara, deposta a terra secondo la precisa disposizione del Pontefice scomparso, e la solennità e la pompa della liturgia vaticana, della sua scenografia. Senza nulla togliere all'esemplarità spirituale di questa disposizione, può essere notato che solo chi non ha bisogno di ostentare la propria potenza può consentirsi agevolmente l'umiltà; non è un caso che la deposizione sul pavimento della bara era indicata come more nobilium (secondo il costume dei nobili) e Manzoni notava, nella sua celeberrima opera, il comportamento aristocratico di chi non si siede a tavola, ma serve i commensali. Sulla bara semplice il Vangelo; i simboli mariani, essendo il Pontefice particolarmente devoto alla Madonna; goccioline di acqua benedetta. Una semplicità che ha accompagnato tutto il rito sino alla scomparsa della bara oltre le porte di San Pietro per la continuazione, più privata, della cerimonia. Significativamente, terra polacca è stata tumulata nella sepoltura di questo Papa "venuto da lontano", che mostra come terra e identità siano strettamente congiunte nella vicenda esistenziale, quale che sia l'universalità della figura.

Più in generale, semplicità e icasticità di un messaggio che ha comunicato emozione e ha colpito in profondità, concludendo un evento che già aveva sollevato ondate gigantesche di coinvolgimento in quasi tutto il mondo.

A sinistra della bara i potenti della terra, capi di Stato e governanti in una dimensione composta che doveva testimoniare serietà, consapevolezza della gravità dell'ora, meditazione sull'altissimo messaggio che la figura e l'opera di questa straordinaria figura di Pontefice hanno infaticabilmente trasmesso. Anche sul piano del linguaggio dei gesti l'atteggiamento dei capi di Stato e di governo tendeva a trasmettere la dimensione di una profonda meditazione sul messaggio pontificio. Quale che sia la vita spirituale individuale di questi potenti, sulla quale ovviamente sarebbe azzardato avventurarsi, può comunque essere notato che disattendere sistematicamente nella propria prassi politica il messaggio di pace che è uno dei nodi essenziali della pastorale di Giovanni Paolo II non è la migliore testimonianza di adesione a esso o di vicinanza a questa altissima figura di Pontefice, cui tutti oggi si proclamano in qualche modo vicini, salvo ad aver contribuito, ognuno per la propria parte, a rendere inattuale e impraticabile il suo stesso discorso.

Infine, il popolo. La moltitudine di persone non cardinali, non capi di Stato e di governo, ma umanità "comune" che al termine delle esequie applaude con intensità, fervore e commozione; che accompagna, oltre che con applausi, con lacrime l'uscita di scena delle spoglie di Giovanni Paolo II. Testimonianza decisiva di come il suo messaggio di amore e di fedeltà alla verità abbia colpito in profondità e di come esso abbia saputo instaurare tra le persone, al di là della loro qualifica e della loro connotazione sociale, e questa figura di Papa un rapporto di dialogo paradossalmente paritetico.

Testimonianza anche di quanto sia profondo il bisogno collettivo di figure carismatiche e di rituali di lutto condiviso, di estroversione della sofferenza individuale da far confluire in un dolore comune. Questo bisogno trascende l'opera, pur presente, di enfatizzazione mediatica, restituendo spessore e verità a una figura che nell'itinerario alla verità ha inteso declinarsi nel suo rapporto con gli uomini.

2005